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Bagnacavallo e "L'Agnese va a morire"

La storia di Agnese, l'umile lavandaia di mezza età che, dopo aver perduto suo marito per mano dei tedeschi, sposa la causa della Resistenza, diventando una staffetta partigiana, è raccontata dalla scrittrice Renata Viganò nel suo libro, nato dall'esigenza di mettere nero su bianco la sua stessa esperienza vissuta tra i partigiani delle Valli di Comacchio.


Il regista Giuliano Montaldo portò sullo schermo quella storia nel 1976, scegliendo l'attrice svedese Ingrid Thulin per il ruolo di Agnese, che per interpretarlo al meglio decise di trascorrere un mese tra vecchie staffette partigiane, ascoltando le loro storie e cogliendone le movenze.

Ingrid volle scegliere di persona la bicicletta che avrebbe usato per girare alcune scene e il destino volle che fosse proprio quella appartenuta ad una staffetta partigiana. Nel telaio del sellino, ancora nascosto, si era conservato un bigliettino da consegnare.


È con quella bici che, in una delle scene del film, la vediamo arrivare in Piazza della Libertà a Bagnacavallo, mentre il corpo di un partigiano morto penzola da un gruppo di lampioni.


Ma non è l'unica scena ad essere stata girata nello splendido paesino dell'entroterra ravennate. Anche i suoi singolari portici furono sfruttati nelle riprese. I bagnacavallesi parteciparono come comparse.


Tra le varie cittadine della pianura romagnola, quindi, il regista scelse anche Bagnacavallo, della quale anche lui doveva essere rimasto incantato.







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