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I PINOLI DI RAVENNA

Ne “Il Gioco della Cucagna che mai si perde e sempre si guadagna”, un’acquaforte di mm 310×441, a stampa, del 1691 realizzata dal famoso incisore Giuseppe Maria Mitelli e conservata in Biblioteca Classense sono rappresentate “le principali prerogative di molte città d'Italia circa le robbe mangiative”. A fianco di prodotti come le mortadelle bolognesi, il moscato di Venezia e il torrone di Cremona è riportata anche una eccellenza ormai scomparsa della nostra città: I Pinoli di Ravenna. Frutto di quella pineta tanto celebrata nel passato da poeti come Dante e Byron, i pinoli ravennati erano tra i prodotti più commercializzati e ricercati dal medioevo a fino a fine Ottocento. E’ proprio grazie alla pineta che per secoli i nostri territori hanno vissuto e prosperato. Scriveva lo storico e agronomo Tanara nel suo “L’Economia del cittadino in Villa” (1674) che la realizzazione della pineta può essere messa in relazione con la ricchezza economica offerta dal pino. [...]Dal pino si possono ottenere ben dieci prodotti diversi: anzitutto i pinoli e l’olio che da questi si estrae, oltre a resina, fumo di resina e pece greca (per fare inchiostro per gli stampatori), altra pece estratta dalle radici col fuoco, carbone, scorza macinata (infuso da usare per dare conservabilità alle reti da pesca), cenere e legname, che Virgilio diceva essere ottimo per la costruzione delle navi. Per secoli lo sfruttamento economico delle pinete era prerogativa degli ordini religiosi che controllavano vaste aree boschive mentre il popolo aveva su di esse il solo diritto del legnatico, cioè della raccolta di legna secca da ardere. A partire dal 1798, con la soppressione degli ordini religiosi succeduta alla Rivoluzione francese, le Pinete ravennati, arrivate a coprire una superficie di circa 7 mila ettari, iniziarono il loro declino per lasciare il posto all’agricoltura. Avvicinandosi all’epoca moderna la faticosissima operazione di raccolta delle pigne è andata sempre più diminuendo. Una testimonianza dettagliata In merito alla raccolta dei pinoli, o “pinocchi”, ci arriva dalle pagine del conte Ginanni (1774): “Lunghe sono, e brigose le operazioni della ricolta de’ pinocchi … in sul primo incominciare dell’Ottobre in questo spaziosissimo bosco hassi in costume di raunare per ogni Pineta un’assai numerosa schiera di uomini robusti, che nelle Pinete di S. Vitale e di Classe sono in gran parte Alpigiani, e col nome di Pinajuoli vengono riconosciuti”. Conclude il Ginanni confermando che quelli di Ravenna sono “stimati i pinocchi migliori dell’Italia”. I“pinajuoli” o pignaroli erano lavoratori stagionali che venivano ospitati in case in prossimità delle pinete e all’alba partivano con l’idonea attrezzatura (lunghe aste uncinate, dette “Ancini”) per raccogliere le pigne, che in un secondo momento , verso primavera inoltrata, venivano gestite per estrarne i frutti contenuti all’interno. Il loro era un mestiere duro e pericoloso, organizzato in squadre dove alcuni operai si arrampicavano fino ai rami alti dell’albero. Ne fornisce una attenta ricostruzione anche Tino Della Valle nel suo romanzo “I Giorni Rossi”, descrivendo quelli che sono stati gli ultimi pignaroli di inizio Novecento.

Dal sapore delicato eppure deciso, i pinoli si apprezzano soprattutto se freschi e ben conservati. L’olio dolce che contengono infatti irrancidisce con facilità e i pinoli vecchi possono risultare indigesti. La medicina popolare attribuiva ai pinoli un grande potere emolliente. Plinio il Vecchio scriveva : “I pinoli spengono la sete e calmano i bruciori dello stomaco”; dagli Arabi erano considerati afrodisiaci. Anche il Tanara riporta una serie di proprietà salutistiche: “giovano al polmone, al petto, alla tosse, mondano le reni e la vescica” Il naturalista Leclerc, affermava che i pinoli hanno virtù medicinali, sono convenienti ai tisici e alle persone molestate da tosse invecchiata, perché facilitano l’espettorazione” . Le analisi nutrizionali di oggi ci dicono che i pinoli contengono numerosi sali minerali e alcuni amminoacidi essenziali, perciò sono dotati di proprietà antiossidanti e aiutano a proteggere il sistema cardio-vascolare. Le sostanze preziose contenute nei pinoli aiutano il nostro organismo a contrastare l'azione dei radicali liberi e il processo di invecchiamento. Fra le vitamine presenti nei pinoli la luteina è benefica per la vista. Inoltre, i pinoli sono in grado di donare energia senza incrementare il senso di fame. Contengono infatti delle particolari sostanze, come l'acido pinoleico. Ogni anno verso fine Aprile, nella splendida cornice della pineta di classe si svolge la Sagra del Pinolo, per celebrare questo gustoso e tipico prodotto naturale.








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