Sapevate che Ravenna, celebre per le basiliche bizantine di San Vitale e Sant’Apollinare in Classe, in realtà ne ospitava originariamente tre?
Ciò che resta della terza, come le sue sorelle antico scrigno di tesori musivi, è ancora visibile nel cuore della città, nei locali di un esercizio commerciale. Si tratta di SAN MICHELE IN AFRICISCO, le cui ricchezze sono andate oramai perdute e unica, tra le testimonianze dell’arte bizantina di Ravenna, a essere oggetto di una vera e propria diaspora.
Sconsacrata nel 1805 a seguito delle requisizioni napoleoniche, quando era già in precarie condizioni, la chiesa venne venduta a un certo Andrea Cicognani, che ne riadattò una parte per farne una pescheria. La chiesa fu successivamente acquistata da un antiquario, che vendette a un incaricato di Federico Guglielmo IV, re di Prussia, i mosaici che ne adornavano il catino absidale e l’arco trionfale. Ma le disavventure non finiranno qui: affidati a un antiquario veneziano per essere puliti, smontati, imballati e spediti a Berlino, rimasero a Venezia per alcuni anni in totale trascuratezza. Vennero allora affidati a un altro veneziano, il quale, probabilmente, sostituì i mosaici autentici con copie di sua produzione, allo scopo di vendere gli originali e arricchirsi così a spese del re di Prussia.
Nel 1851 i mosaici partiranno finalmente alla volta di Berlino, ma dovranno attendere ancora molti anni, prima di essere riportati alla luce. Oggi è possibile ammirarli presso il Bode Museum, ma nel passaggio da Ravenna a Berlino i mosaici hanno subito tali rifacimenti, che Corrado Ricci scrisse che «se Ravenna aveva un mosaico di meno, Berlino non ne aveva certo uno di più».
Al Museo Nazionale di Ravenna è ancora possibile ammirare uno splendido capitello della basilica, in marmo proconnesio. Alto 59 cm e largo 75, con la sua raffinata decorazione a intaglio di girali e palmette è una splendida testimonianza degli antichi fasti bizantini della città.
Ph. Gianni Careddu commons.wikimedia.org - CC-BY-SA 4.0
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