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UN FALCO INGLESE NELLE TERRE DI ROMAGNA

La Romagna del trecento è, come descritta dai cronisti dell'epoca, terra fertile e generosa nei raccolti ma anche tristemente nota per la sua instabilità politica e per la crudeltà dei suoi governanti tanto che pare, all'epoca, che il termine Tiranno e Romagnolo fossero interscambiabili tra loro.


Siamo negli anni 70 del XIV secolo quando giunge nel nostro paese John Hawkwood, italianizzato come Giovanni Acuto, che proprio dall'instabilità politica dell'Italia delle signorie trae ingenti profitti grazie ad un innato talento per la diplomazia che nobilita il suo mestiere, il mercenario.


Hawkwood è il più noto capitano delle compagnie di ventura che affollano l'Italia settentrionale trecentesca ove le ricche città-stato, e anche i Papi, sono solite affidarsi a mercenari ben retribuiti piuttosto che alle milizie locali. Il cognome Hawkwood, letteralmente "falco del bosco", viene reso ironicamente nella nostra lingua con il termine Acuto, in quanto la scaltrezza e la perspicacia erano qualità che ben si confacevano ai modi del capitano Inglese. La diplomazia di Hawkwood è una diplomazia sporca, fatta di di lunghi e articolati trattati scritti in bello stile dai funzionari fiorentini, papali e viscontei ma anche di ricatti,tangenti, minacce ed estorsioni.


Nella Romagna divisa tra i comuni, le potenti famiglie locali come gli Este, gli Ordelaffi e i Manfredi e il papa (o sarebbe più coerente dire i papi visto lo scisma in atto all'epoca) si servono spesso di Giovanni Acuto che si ritrova per ricompensa papale ad amministrare le città di Bagnacavallo Cotignola e Conselice.


In Romagna l'inglese mette in mostra tutto il proprio talento politico in quanto riesce a destreggiarsi abilmente tra le parti, ma al contempo rivela anche la sua grande efferatezza, un lato oscuro della sua personalità spesso nascosto nei racconti mitizzati e romanzati che a lungo ne hanno difeso e nobilitato l'immagine. È con la partecipazione, seppur non con un ruolo da assoluto protagonista, al sacco di Faenza del 1376 e all'eccidio di Cesena del 1377 da parte di mercenari Bretoni che Acuto tocca uno dei punti moralmente più bassi della sua lunga carriera mercenaria cominciata già dalle prime fasi della guerra dei cent'anni.


Curiosamente in Romagna Hawkwood non riesce però in quello che è probabilmente la sua miglior abilità, ovvero il saper trarre ingenti profitti dalle proprie azioni. Acquisite le terre romagnole da un papa gravemente a corto di denaro che si vede costretto a donare parte del proprio ingente latifondo per colmare i numerosi debiti, Hakwood si rende conto che l'amministrazione e la difesa dei territori di Conselice e Bagnacavallo, a lungo contesi da Astorgio Manfredi signore di Faenza, gli costano molto più della loro rendita e decide dunque di venderli ai signori d'Este di Ferrara per la cifra di 60.000 ducati. Denaro che poi investirà nei più strategici territori umbro/toscani terminando dunque i propri affari in Romagna non senza però aver lasciato traccia della propria venuta.


Cosa rimane dunque della presenza del famoso condottiero di ventura nel nostro territorio? A Villanova di Bagnacavallo c'è la via Aguda, che ci ricorda l'italianizzazione di Hawkwood in Acuto, e a Cotignola è stata recentemente restaurata la Torre D'Acuto, torre che il capitano inglese fece costruire dopo aver ricevuto in feudo la città da papa Gregorio XI nel 1370. Non dimentichiamo infine che Firenze, dove John Hawkhood morì, gli diede degna sepoltura in Santa Maria del Fiore con un bellissimo affresco di uno dei suoi più celebri pittori del tempo, Paolo Uccello.







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